The Hawking Dead – La Finale
Non potevo non dedicare qualche minuto a Stephen Hawking, uno dei maggiori geni che il genere umano possa annoverare tra le sue fila. Con i suoi libri ho condiviso parecchio tempo, sin dal liceo, e qualcuno anche molto di recente, e ho sempre pensato che facesse un buon lavoro. Per quanto “scrivesse” in maniera fluente, infatti, l’astrofisica non è argomento facile, ma lui riusciva a renderla altamente digeribile.
Descriveva, in uno dei suoi primi libri, di come la sua malattia l’avesse ingabbiato in un corpo immobile, una specie di sarcofago vivo (a mio vedere uno dei destini peggiori a cui può essere condannato un essere vivente). Descriveva altresì di come la stessa malattia lo avesse in un certo senso “liberato” nell’universo, costringendolo a pensare “fuori dagli schemi”, a costruirsi una nuova geometria che gli consentisse di lavorare solo con la mente laddove carta e penna gli erano preclusi.
Se ne va un esempio di quanto può essere geniale, al di là della disabilità dovuta alla SLA, un essere umano. Non si può considerare meno di un genio, infatti, chi studiando i buchi neri, qualcosa da cui neanche la luce può fuggire, il paradigma della prigione eterna – lui che è stato eternamente destinato ad una prigione – trova l’elegante modo di farne comunque venir fuori “qualcosa”, un’informazione, una radiazione. Un modo che non sarebbe piaciuto per niente all’altro genio del 20° secolo, Albertone Einstein, che in effetti rifiutava la fisica quantistica, tanto da enunciare la celeberrima frase “Dio non gioca a dadi”. Hawking rispondeva dicendo che non solo sembra che Dio giochi a dadi, ma che li lanci dove noi non li possiamo trovare… Ma prima o poi qualcuno troverà quei dadi, troverà le evidenze di questa teoria, peraltro ampiamente dimostrata matematicamente, ed allora Stephen Hawking potrà finalmente avere il suo bel premio Nobel postumo…
Io l’ho voluto rappresentare in uno dei due “universi possibili”, per usare il suo linguaggio, in cui immagino di ritrovarmi al mio trapassare: uno dominato dal nulla più nero, nell’altro pronto ad un’amichevole “resa dei conti”…