Esperimento per il Nobel
Quando ero bambino, e anche parecchio dopo, una delle cose che più mi tenevano impalato davanti la televisione erano i cartoni di Tom e Jerry. Ne ricordo uno nel quale Tom era incaricato dalla governante di vegliare sulla tana di Jerry affinché impedisse al topastro le sue solite rapaci sortite. E giù di caffè fino a ridursi come Fantozzi dopo l’acqua Perrier, o di nastro adesivo e stuzzicadenti per tener su le palpebre pesanti… Sulla stessa linea, per il modo ma non per il fine da raggiungere, è l’episodio in cui Alex, in Arancia Meccanica, è costretto a guardare fino alla nausea filmati di violenza.
Ecco, con un intento soggettivamente più nobile, inchioderei Salvini e gli idioti decerebrati xenofobici intolleranti come lui a guardare film come “Amistad”, “12 anni schiavo” ed una serie pressoché infinita di altri fino al recentissimo e commovente “Il diritto di contare”, titolo dal doppiosenso chiaro fin da prima di sedersi in poltrona e gustarselo (cosa che non farebbero mai, ovviamente, se non inchiodati sulla sedia).
Tutto ciò all’empirico scopo di provocare la stimolazione per sovraccarico sensoriale dell’unico neurone buono – ammesso che ci sia – nel groviglio di neurosterco che abita la loro scatola cranica, sperando che la suddetta stimolazione inneschi una reazione cortocircuitale epilettoide tale da – delle due l’una – o accendere (nel senso di portare alla luce) l’intero cervello o, ahiloro, accenderlo (nel senso di bruciarlo) definitivamente. In entrambi i casi avrei la presunzione di risolvere il problema.
Per il Nobel per la medicina avvertite pure il Karolinska Institutet di Stoccolma, che a dicembre sono libero. E se non dovesse essere quello, dite pure che non avrei problemi a spostarmi ad Oslo per quello per la pace…